Papua Irian Jaya ultima frontiera

Irian Jaya un viaggio per veri avventurieri nell’ultima frontiera Indonesiana, dove incontrare antichi popoli che una volta erano tagliatori di teste

Irian Jaya – Papua è la regione più orientale dell’Indonesia.

Irian Jaya Papua dove si trova

La parte indonesiana occupa circa la metà della Nuova Guinea, la seconda isola più grande del mondo, che divide con Papua Nuova Guinea PNG.

Questa grande isola ospita un’incredibile diversità di flora, fauna e culture.

Il terreno accidentato e il lungo isolamento dal resto del mondo hanno contribuito a preservare l’eccezionale diversità biologica e culturale.

Irian Jaya meglio conosciuta come Papua è entrata a far parte dell’Indonesia nel 1969, dopo una consultazione popolare molto controversa, che è stata tuttavia approvata dalle Nazioni Unite.

Da allora Irian Jaya ha avuto notevoli cambiamenti, tantissimi migranti giavanesi si sono stabiliti qui. La cultura indonesiana si è propagata in modo aggressivo tra i nativi papuani.

Ancora oggi in molti sono scontenti di questo stato di cose e sognano l’indipendenza, manifestazioni o violenze etniche colpiscono di tanto in tanto le città.

Spesso secondo le condizioni di sicurezza i viaggiatori hanno bisogno di un’autorizzazione speciale, rilasciata dal quartier generale di polizia a Giacarta o Jayapura.

Chiedere direttamente a questi uffici se è necessaria un’autorizzazione speciale per viaggiare in queste regioni.

Questi disordini molto probabilmente sono uno dei motivi per cui il turismo in Irian Jaya Papua non è mai veramente iniziato, nonostante le eccezionali attrazioni.

Anche i prezzi sono molto elevati e scoraggiano molti dei viaggiatori.

La maggior parte dei pochi viaggatori che arrivano in Irian Jaya, limita le visite all’area intorno alla capitale della provincia, Jayapura, o nella bella e interessante Valle del Baliem.

Viaggiare a Irian Jaya richiede molto tempo e molto denaro, e anche una buona conoscenza della lingua indonesiana.

Il viaggiatore che decide di dedicare tanto tempo e denaro per uscire dai sentieri battuti sarà probabilmente ricompensato con un’avventura impagabile.

Papua viaggiare nell’ ultima frontiera Indonesiana

Lingua e Religione

La popolazione di Irian Jaya è prevalentemente animista e cristiana. L’isolamento causato dalla posizione geografia e dalle frequenti guerriglie, ha reso la Nuova Guinea uno degli ecosistemi a maggiore diversità antropologica del pianeta .

In questa terra si parlano quasi 1000 lingue, i gruppi tribali dell’interno hanno conservato intatte le loro tradizioni antiche.

Un viaggiatore attento che ha voglia e possibilità di conoscere i papuani troverà una cultura unica e incredibile

Natura

Papua ospita una delle più vaste foreste pluviali, seconda solo a quella dell’amazzonia.

Gran parte della fauna che si trova a Irian Jaya è unica al mondo. Diverse specie di canguri, colorati cacatua, pappagalli, temibili casuari, piccioni coronati, e lo spettacolare uccello del paradiso.

La flora è molto varia e interessante, appartiene sia all’Asia che alla vicina Australia. Comprende mangrovie e palme, eucalipti, melaleuche e acacie, oltre più di 2500 specie di orchidee

Oltre le pianure ricoperte di giungla, gli altopiani centrali hanno paesaggi alpini e persino cime innevate. Le catene montuosa principali sono quelle dei Monti Maoke che proseguono anche in Papua Nuova Guinea e la catena delle Montagne Foja.

Più accessibile invece le aree costiere e le isole che vantano alcune delle più belle barriere coralline del mondo

Papua quando andare

La maggior parte di Irian Jaya ha un clima è di tipo equatoriale caldo afoso e con frequentissime precipitazioni. Umido e piovoso in pianura, più fresco o addirittura freddo ma sempre umido e molto piovoso in montagna.

Il periodo migliore per visitare Irian Jaya è tra Maggio e Ottobre. Questo è il periodo meno umido. Da tenere presente che in queste zone è quasi impossibile evitare le piogge che qui sono sempre molto frequenti.

Il periodo migliore per visitare la Valle del Baliem è tra Marzo e Agosto, quando il clima è più secco e fresco.

Papua Sicurezza e Salute:

Malaria

Le pianure di Irian Jaya Papua sono malariche con ceppi resistenti alla clorochina, mentre negli altopiani il rischio è molto più basso.

Occorre prendere le apposite precauzioni e fare un eventuale profilassi. 

Serpenti

Irian Jaya Papua è l’isola con il maggiore numero di specie di serpenti velenosi in Indonesia. Malgrado sia raro incontrarne, occorre comunque prestare attenzione durante le escursioni

Ubriachi –

Nelle principali città di Jayapura, Sorong e Timika dopo il tramonto è facile incontrare giovani papuani ubriachi, che chiedono soldi e possono essere abbastanza insistenti.

Arte

L’arte tribale in Irian Jaya è molto interessante, famose le sculture in legno degli Asmat della costa meridionale.

Anche i Kamoro, Biakesi e i Sentani hanno ottime tradizioni di scultura del legno.

Papua Irian Jaya Dove soggiornare

Le strutture turistiche si trovano solo nelle principali destinazioni, fuori da queste zone si trovano solo pochi hotel.

Non ce ne sono per niente nei luoghi più piccoli o fuori rotta.

I Dani hanno aperto alcune strutture molto basiche nella zona della Valle del Baliem.

Purtroppo il rapporto qualità/prezzo è pessimo e i prezzi degli hotel in Papua sono molto superiori rispetto al resto dell’Indonesia.

Soggiornare nei villaggi

Nelle aree remote di Irian Jaya occorre soggiornare nei villaggi locali, occorre tantissimo adattamento, i villaggi sono molto basici e l’igiene è molto scarsa.

Alcuni villaggi degli altipiani lungo i percorsi di trekking più popolari intorno alla Valle del Baliem, hanno honais, tradizionali capanne rotonde, costruite per i turisti.

Di solito sono veramente semplici, ma in genere sono abbastanza puliti e più economici rispetto agli standard papuani. Soggiornare nelle honais è un modo per aiutare la popolazione.

Cosa vedere

Il monte Pegunungan Arfak ha un’altezza di 2030 metri. Da qua potete ammirare panorami naturali incantevoli e una flora e fauna endemica, da vedere i Laghi Anggi dalle acque profonde e limpide.

Interessante visitare i villaggi abitati dalle tribù dei manikom e degli hatam, che vivono ancora seguendo le loro antiche tradizioni.

Imperdibile una visita al Parco Nazionale Marino della Baia di Cenderawasih.

Questa riserva naturale è un delle più grandi del paese e ospita diverse specie in via di estinzione, come le tartarughe e i dugonghi. Un vero eden per gli appassionati di immersioni e per gli amanti del birdwatching .

La Valle del Baliem è l’area dell’interessantissima popolazione dei Dani con la loro cultura tradizionale.

La zona orientale della valle è tra le più interessanti, con i villaggi di Aikima rinomato per la mummia di Werapak Elosak.

Suroba e Dugum immersi nei più bei panorami della zona.

Nella zona di Jiwika e Wolsilimo la strada è fiancheggiata da tante grotte della Valle del Baliem. Una di queste grotte, lunga quasi 900 metri si trovano stalagmiti risalenti a oltre 1000 anni fa.

Irian Jaya uccello del paradiso
Irian Jaya uccello del paradiso

Popoli di Irian Jaya Papua

I Dani

Uno dei popoli etnici di Irian Jaya più conosciuti dai viaggiatori, sono sicuramente i Dani, che vivono negli altipiani centrale della valle del Baliem.

Il loro nome deriva probabilmente dal termine Ndani usato dai loro popoli vicini per definirli.

Il primo contatto con queste popolazioni avvenne durante una spedizione naturalistica fatta da Richard Archbold nel 1938.  

Del popolo dei Dani si conosce ben poco, la loro lingua appartiene al gruppo austronesiano nel raggruppamento trans-Nuova Guinea.

Una particolarità del linguaggio Dani, sulla quale sono stati compiuti diversi studi.

Per questo popolo esistono solo 2 modi per indicare l’intera gamma di colori:

I colori per i Dani

Mili per i colori scuri e freddi e Mola per i colori chiari e caldi.

Questo popolo vive da secoli nella valle del Baliem. Sopravvivendo grazie alla coltivazione della patata dolce che è l’alimento principale, negli orti dei villaggi vengono coltivati anche il taro, l’igname, e il banano.

Molta importanza ha anche l’allevamento del maiale.

Una delle prime responsabilità di un individuo giovane è quella di accudire i maiali della propria famiglia. Il possesso di un numero consistente di suini costituisce per un uomo motivo di prestigio.

Malgrado questo, la carne di maiale è consumata solo durante le cerimonie importanti, che celebrano nascite, matrimoni, guarigioni e funerali.

I Dani non sono cacciatori, si limitano alla cattura di piccoli marsupiali e roditori, e soprattutto di uccelli che sono ricercati per le loro piume, con cui usano adornarsi.

Gli uomini uccello

Infatti, nella cultura Dani gli uccelli hanno un ruolo importante. Per la mitologia dei Dani uomini e uccelli una volta vivevano insieme.

Ogni clan ha mantenuto una relazione con un particolare uccello, e durante i funerali, i partecipanti si adornano di piume colorate. Rievocando un episodio importante della mitologia Dani. Secondo il quale la morte di un uccello ha mostrato il modello da seguire al primo uomo, chiamato Nakmatugi.

I costumi dei Dani

I Dani sono famosi anche per i loro costumi. Gli uomini indossano solo un astuccio penico chiamato holim. Mentre l’ano è coperta con cordicelle e liste pendenti che servono a evitare l’entrata degli spiriti maligni.

Irian Jaya Papua Dani astuccio penico
Irian Jaya Papua Dani astuccio penico

Durante le cerimonie adornano il corpo con piume colorate, copricapi e bracciali di pelliccia o altri oggetti che permettano loro di emulare gli uccelli.

Le donne coprono i genitali e le natiche con corte gonne di fibre vegetali. Canna o corteccia, in alcuni clan, dopo il matrimonio indossano un gonnellino colorato composto da fibre di orchidea. Che testimonia il loro status di donne sposate.

La schiena e il petto sono coperti da ornamenti, che pendono da una cordicella legata attorno al collo. Questi ornamenti hanno lo scopo di proteggerle dagli spiriti del male.

Società

La poligamia è consentita, spesso la famiglia è costituita da un uomo che può avere una o due mogli e figli non sposati.

I villaggi stringono tra loro delle alleanze, che difficilmente rimangono stabili a lungo e possono essere rotte o sovvertite.

L’appartenenza di un individuo ad una confederazione in genere dipende dalla residenza, ma nulla vieta ad un membro di creare un’alleanza con una diversa confederazione

Nella società Dani non esistono leadership, ma le alleanze riconoscono alcuni uomini di maggiore influenza.

Il cui rispetto può essere dovuto al numero di mogli. O di maiali, o al numero di individui giovani che si spostano a vivere nel suo gruppo.

Al di là dell’età, del sesso e dello status di persona sposata, non esistono altre distinzioni tra i Dani, e non esistono grandi diversità di abbigliamento.

I Dani hanno uno scarso numero di utensili, spesso fatti di pietra, osso o di bambù.

Un ascia di pietra che serve per tagliare alberi, intagliare bastoni, piallare assi, e spezzare le ossa dei maiali durante la macellazione.

Tra religione e animismo

Con l’arrivo delle prime missioni, la maggior parte delle quali erano cristiane protestanti, molti Dani si sono convertiti al cristianesimo.

Ma le antiche tradizioni animiste ci sono ancora, nel credo originario dei Dani.

Il mondo è pieno di esseri soprannaturali, tra di essi hanno una particolare rilevanza gli spiriti dei defunti, capaci di attaccare gli individui viventi.

L’unico modo per placare questi spiriti è quello di offrire beni o ammazzare maiali e una volta anche i nemici;

Una volta compiute queste azioni bisogna avvertire gli spiriti tramite l’esibizione dei beni e con i canti e danze.

La morte di una persona dà inizio a una serie di riti che si prolungano per anni, nell’intenzione di placare la sua anima.

L’ultima fase di un funerale è rappresentata dalla festa del maiale detta ebe akho, la più importante delle cerimonie.

Nella quale oltre a sacrificare un elevato numero di suini, si festeggiano anche i matrimoni e l’iniziazione dei ragazzi alla vita adulta.

Gli Asmat

Fra gli abitanti della zona sud-orientale ci sono gli Asmat, famosi per le loro bellissime sculture in legno.

arte asmat maschera
*arte asmat maschera

Questo popolo rimasto isolato fino alla metà del secolo scorso, conserva tutt’ora la propria antica cultura. Gli Asmat rappresentano un mondo primitivo e incontaminato. Leggere la loro storia, i riti e le tradizioni è affascinante, questo popolo ci porta in un mondo lontano e sconosciuto.

Il nome Asmat significa popolo della terra o gente dell’albero.

Per sottolineare la distinzione dagli spiriti e dalle anime dei morti.

Una leggenda narra che questo popolo nacque dal primo abitante Fumeripitsj, che sentendosi solo decise di intagliare nel legno delle figure umane.

Oltre le statue, intagliò il tronco di un albero e coprì la parte superiore con pelle di lucertola, creando un tamburo che iniziò a suonare.

La musica diede vita alle statue che diventarono uomini, per questo motivo nella cultura Asmat è comune l’identificazione uomo-albero.

La vita di un Asmat

Gli Asmat vivono in un ambiente ostile, impenetrabile e inospitale.

Pianure alluvionali, foreste pluviali e terreni perennemente inondati dalle forti piogge equatoriali.

Nei territori Asmat non ci sono strade, e il popolo si muove usando piroghe nell’intricata rete dei corsi d’acqua infestati da coccodrilli e zanzare.

E’ un popolo che vive di caccia e di pesca e coltivano la palma di sago il loro alimento principale. La fonte sacra della vita, da cui ottengono una fecola che rappresenta il loro alimento base insieme al pesce.

Gli Asmat erano cannibali e cacciatori di teste. Questa pratica era considerata indispensabile in quanto assicurava la continuità e il benessere del gruppo.

Era legato ai riti di iniziazione e passaggio alla vita adulta dei giovani maschi. Con queste pratiche e seguendo antiche celebrazioni venivano placati gli spiriti degli antenati

Lo scopo della guerra era la ricerca di equilibrio: gli spiriti dei guerrieri morti in uno scontro si pensava non avessero accesso al mondo delle anime finché non venisse ucciso un egual numero di persone tra i nemici che avevano causato il disquilibrio.

In simbiosi con la natura

Nelle credenze degli Asmat oltre gli uomini, anche le piante e gli animali hanno un’anima e tutto è ricco di spiritualità.

Nella loro visione dell’universo è forte il concetto della separazione tra il visibile nel mondo dei vivi e l’invisibile nel regno dei morti, che però rimangono sempre presenti sulla terra.

Per questo popolo è fondamentale mantenere l’armonia e l’equilibrio tra questi due mondi, e questo si rispecchia nel loro modo di vivere quotidiano.

Tramite la scultura gli antenati entrano in contatto con i vivi e tornano alla luce sotto forma di figure intagliate.

Le sculture quindi hanno un significato sacro e sono l’incarnazione degli spiriti ancestrali che controllano l’universo.

Tra le loro opere più stupefacenti ci sono i Bisj, pali di legno alti diversi metri che a commemorare i personaggi più importanti e mantenerne vivo il loro ricordo, assistendo il passaggio delle loro anime al mondo degli antenati.

Come non rimanere affascinati da questi antichi popoli dove misteri e di antiche tradizioni, sono state  tramandate fino ad oggi.

I Kombai e Korowai

kombai abitazioni sugli alberi
*kombai abitazioni sugli alberi

I Kombai e Korowai, sono altri antichi popoli di Irian Jaya, ancora oggi molti di loro vivono al di fuori della civiltà. Seguendo un economia di sussistenza che si basa sul principio dell’uomo cacciatore e agricoltore.

Questo popolo è diviso in clan, all’interno dei quali i nuclei familiari sono composti da un uomo e le proprie mogli con i propri figli non ancora sposati.

La vera particolarità del popolo Kombai e korowai sono le loro abitazioni. Che vengono costruite sugli alberi, queste particolari abitazioni possono trovarsi fino a 20 metri d’altezza.

Le case possono essere costruire utilizzando un solo albero o più alberi ravvicinati, le abitazioni ospitano l’intero nucleo famigliare .

Queste curiose abitazioni servivano ad offrire un rifugio sicuro contro gli animali e anche contro gli altri esseri umani

I komabi e korowai hanno usanze simili ma sono due popoli differenti e parlano lingue diverse

Un viaggio per veri avventurieri quello a Irian Jaya, l’ultima frontiera Indonesiana, un vero regalo della natura.

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